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PINOT NOIR: IMPRESSIONI DI LUGLIO

Pinot Noir Francia 3 - Australia 0

Se il Pinot Noir fosse una persona…

Vi è mai capitato di conoscere una di quelle persone molto loquaci (per usare un eufemismo), che in pochi minuti riescono a raccontarvi tutti gli eventi salienti della loro esistenza dal momento in cui sono venute al mondo fino al momento in cui vi hanno incontrato (senza omettere naturalmente i particolari riguardanti i parenti fino al quinto grado)?

“Buongiorno, piacere, mi chiamo…”-, e vi ritrovate a parlare di un certo suo dolorino persistente alla cervicale rimediato a causa di una caduta dal triciclo in tenera età, del cugino di lui/lei che, immigrato negli Stati Uniti a 12 anni, ormai non scrive più neanche a Natale, della zia un po’ eccentrica che ha abbracciato la religione induista ed è fuggita in India con il suo personal guru (solo per approfondire meglio lo yoga, non pensate subito male, eh!). E si tratta di conversazioni amene, magari pure divertenti, ma che non ti procurano le nozioni strettamente necessarie per sopravvivere (sempre per usare un eufemismo).

Ecco, se il Pinot Noir fosse una persona, non rientrerebbe di sicuro nella categoria dei logorroici e tenderebbe a rifuggire dal tipo di conversazione a cui accennavo in precedenza. Sarebbe piuttosto un individuo un po’ schivo, che tende a non mostrare subito troppo di sé. Forse anche un tipo un po’ taciturno, che non si mischia volentieri agli altri (e a qualcuno – c’è da giuraci –  questo suo atteggiamento darebbe alquanto fastidio e non esiterebbe a definirlo uno “snob”). Ma non è colpa sua! Lui è nato così e si propone esattamente com’è: difficile da decifrare, sornione, un po’ elitario, ma coerente con sé stesso fino in fondo. E quindi o lo si prende per quello che è, o si capisce subito che con il Pinot Noir “non è cosa”.

In fondo è comprensibile che non tutti abbiano la pazienza di avere a che fare con un tipo del genere.

Il Pinot Noir non ha un caratterino facile. Bisogna saperlo aspettare, evitando giudizi sommari sull’onda di un’impressione superficiale. Tentare di decifrarlo, perché come io e Sara abbiamo scoperto degustando le due bottiglie a cui è dedicato questo breve intervento, il Pinot Noir è un vino che cambia tantissimo a seconda della zona di produzione, del produttore, e insomma, è assolutamente un vino di terroir.

Per lo meno questa è l’impressione che abbiamo avuto “incontrandolo” per la prima volta (anche se in realtà l’avevamo entrambi già bevuto, ma in questa occasione gli abbiamo dedicato tutta l’attenzione che si conviene concedere al “protagonista assoluto” della serata).

Pinot Noir: ma quanto ti ho capito?

Poco, per adesso molto poco; mi tocca riconoscerlo. Forse non è neanche tutta colpa mia però, perché come accennato in precedenza, il Pinot Noir, è un vino che può dare molte soddisfazioni, ma che certamente richiede uno sforzo a chi lo vuol comprendere. Probabilmente, oltre alla pazienza e alla curiosità di assaggiare un po’ di bottiglie prima di improvvisare un giudizio sommario, richiede soprattutto di non avere la presunzione di voler capire tutto e subito della sua natura anarchica e selvatica.

Per esempio, tra le due bottiglie che abbiamo degustato, un Pinot Noir australiano (Mad Fish – Great Southern) e un Pinot Noir francese (Côte de Nuits – Village – Vielle Vignes – Domaine De Bellene), c’era una differenza enorme. Iniziamo col dire che già il prezzo (18 euro l’australiano contro 41 euro il francese) rendeva il confronto non tanto azzardato, ma più che altro impossibile. Ma il punto non era tanto stabilire una graduatoria tra due vini di una classe troppo diversa per affrontarsi su di un ideale ring, quanto piuttosto per sperimentare (sul proprio palato) quanto questo vitigno bizzoso, che già di per sé cresce in poche zone selezionate, possa assumere caratteristiche così diverse quando prodotto in due aree comunque vocate per la coltivazione di Pinot quali la Borgogna e il sud ovest dell’Australia.

 

I vini:

Il primo, Mad Fish – Great Southern:

2016

L’australiano prodotto dalla casa Mad Fish (con una bellissima etichetta raffigurante una tartaruga stilizzata – che più australiana di così non si può!) è un vino limpido, di colore rosso rubino un po’ scarico, con un bel naso di frutta rossa, spezie, zenzero e cannella. Non mancano neppure le note animali e gli aromi di caffè tostato e tabacco. In bocca risulta sostanzialmente equilibrato, abbastanza fine e persistente, con una buona sapidità a cui si contrappone una discreta morbidezza. Al palato, ritroviamo quello che il bouquet del vino aveva anticipato al naso.

Il secondo, Côte de Nuits – Village – Vielle Vignes – Domaine De Bellene:

2015

Il francese, prodotto nella prestigiosa Côte de Nuits, mette subito a disposizione del naso una complessità nettamente superiore, con le spezie in primo piano, (certamente pepe bianco e cannella, ma anche liquerizia e anice) e poi una carrellata di sentori di frutta rossa e nera (fragolina di bosco, ribes, amarena sotto spirito), fino ad arrivare a delle bellissime ed armoniche note terziarie di minerale (salmastro), tostato (caffè e tabacco), animale (foxy) e balsamico (ginepro, anice, incenso). In bocca ripropone molti dei sentori che aveva comunicato al naso e si presenta come un vino di poco corpo, ma eccezionalmente intenso e persistente.

 

Pinot Noir Mad Fish Australia
Western Australia Pinot Noir 2016 – MadFish (tappo a vite) – Tannico 13,60 €
Pinot Noir Francia Domaine de Bellene
Côte de Nuits Villages Vielles Vignes 2015 – Domaine De Bellene – Tannico 41,10 €

Le zone:

Australia Occidentale
Pic. Pedro Szekely Rottnest – Island Australia Occidentale

L’Australia sud occidentale, nella zone del “Great Southern”, ha una costa pittoresca e pescosa che la rende un paradiso per vacanzieri, pescatori, surfisti (e tartarughe). L’interno ha un clima mediterraneo, con estate calde e secche e inverni freschi e piovosi. Tale clima la rende in pratica una di quelle pochissime zone sul globo terrestre adatte alla coltivazione del Pinot Noir.

Cote de Nuits
Pic. Elliott Brown – Route des Grands Crus

La Côte de Nuits è localizzata nella parte nord della Côte d’Or che a sua volta è al centro della Borgogna. Il Domaine De Bellene, usa per la produzione del nostro caro Pinot solo vigne vecchie (alcune di queste, possono raggiungere anche i 104 anni di vita – e l’età delle vigne è un’altra delle caratteristiche determinanti per la qualità di un Pinot Noir). Il suolo può variare moltissimo, come in tutta la Borgogna, ma in particolare in questa zona, cambia molto addirittura anche nella stessa collina; è prevalentemente calcareo, con una diversa componente di sabbia o sassi.

Pinot Noir – un mondo in un bicchiere.

Le cose da dire su questo vitigno nobile e complesso, che ha più di mille anni di storia, sono tantissime. Quello che mi sembra di aver capito, da queste prime impressioni carpite in un luglio assolato e decisamente estivo, è che il Pinot Noir è così eccentrico da potersi permettere di “mascherarsi come meglio gli conviene” e a seconda dei casi presentarsi come il “vino degli dei” o molto più prosaicamente, come un vino pur piacevole, ma tutto sommato non sorprendente. E’ stato anche il caso dei due vini degustati, (tenendo però conto di quanto già premesso, cioè che un vero confronto in questo caso non era possibile, perché i vini si posizionavano su due fasce di prezzo troppo differenti).

Il Mad Fish si è rivelato essere tutto sommato piacevole, ma il distacco dal Côte de Nuits era piuttosto netto e dovuto non solo alla superiore complessità aromatica del francese, ma a quello che per ora mi è sembrata essere la caratteristica che più di tutte può distinguere un Pinot discreto da un Pinot di livello superiore, fino ad arrivare a uno di quei Pinot che si sono guadagnati il ruolo di mostri sacri dell’enologia internazionale, inarrivabili per eleganza e longevità (Domaine de la Romanée-Conti, Domaine de Lambrays, e via dicendo): l’equilibrio.

Considerando che i caratteri varietali tipici del vitigno alla fine sono quelli (frutta rossa, ribes, pepe, foxy, ecc.), seppur in diverse declinazioni di complessità a seconda del vino, la cosa che li può rendere veramente esplosivi quando sono tutti insieme, è l’equilibrio tra il loro mix. (Questo potrebbe sembrare banale e vero per tutti i vitigni, ma a mio modo di vedere l’equilibrio assume un ruolo fondamentale quando si parla di Pinot, e rappresenta una delle chiavi per la sua comprensione).

Questo è quanto a proposito della mia impressione di luglio sul Pinot: la cosa che più mi rincuora e che mi fa sorridere pensando ad una delle prossime bottiglie che mi “toccherà” degustare è che la strada per “comprendere” il Pinot Noir è ancora molto lunga.. per fortuna!

Posted on: Agosto 12, 2018, by :