È UN VINO, È UNA REGIONE: È BEAUJOLAIS.
Quello del vino è un mondo che riesce sempre a sorprendermi, probabilmente solo perché non sono un’esperta, ma forse il bello è proprio questo mio non sapere, perché mi permette di vivere tutto come una grande scoperta, una grande avventura…
Ed è così che qualche giorno fa, un bel venerdi sera, io e Diego, abbiamo fatto tre grandissime scoperte:
- Beaujolais non è sinonimo di vino rosso novello (per la verità ne esistono da invecchiamento), ma è il nome di una regione della Francia;
- Beaujolais è il nome di una ben nota, almeno ai francesi e ai sommelier certificati, “Appéllation Regionale” (denominazione regionale) francese;
- Il Beaujolais è anche Beaujolais Blanc!!!
La mia inguaribile curiosità mi ha spinto a cercare un pochino su internet, ed ho scoperto tante belle cosine.
Ma vi avverto la cosa non sarà breve, dunque iniziate con il procurarvi un bel calice di vino e qualche stuzzichino…
Siete pronti? Allora si parte!
Prima qualche dato.
Quando si parla di Beaujolais, innanzitutto, ci si sta riferendo ad un’area viticola facente parte della Bourgogne.
La regione del Beaujolais si estende dal bordo orientale del massiccio centrale tra le rive della Saône ad est e i monti del Beaujolais ad ovest, posizionata sui dipertimenti del Rhône e della Saône-et-Loire, costituendo il prolungamento meridionale della Borgogna viticola.
Si estende per una lunghezza di circa 50 km e una larghezza di circa 15 km. Ad est dei vigneti corre la Saona che, assieme ai suoi affluenti, attraversa le colline, mentre ad ovest svettano i monti del Beaujolais, con i loro pendii e le loro colline che vanno dai 180 ai 550 metri di altitudine.
La temperatura è globalmente mite e la zona è caratterizzata dall’incontro tra tre aree climatiche: oceanica, mediterranea in estate e continentale in inverno.
I vini rossi sono prodotti dal vitigno Gamay noir à jus blanc, ovvero a polpa bianca, che si declina in due forme, il gamay geoffray e il petit gamay, attraverso una tecnica di vinificazione tipica della regione del Beaujolais, la macerazione semi-carbonica, che consente di produrre vini rossi particolarmente profumati e di qualità.
Nel suo insieme, la regione conta 12 AOC:
- Beaujolais, Appellation Régionale, comprende vini rossi, rosati e bianchi; a questa Appelation si può aggiungere la denominazione Supérieur, solo per i vini rossi e rosati;
- Beaujolais-Villages, Appellation sous-régionale, comprende vini rossi, rosati e bianchi;
- 10 Crus du Beaujolais, Appellations communales, solo vini rossi :
- Brouilly;
- Chénas;
- Chiroubles;
- Côte-de-Brouilly;
- Fleurie;
- Juliénas;
- Morgon;
- Moulin-à-Vent;
- Régnié;
- Saint-Amour.
Particolarmente rappresentativi tra i cru sono l’AOC Saint-Amour, l’AOC Juliénas, l’AOC Moulin-à-vent e l’AOC Chénas.
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Questa “piccola” introduzione era dovuta, e per approfondimenti vi rimando alla pagina dedicata, ora però il vero protagonista della mia storia è un altro…
La storia
Si perché questa storia parla di Beaujolais Blanc, che nulla ha che fare con il Gamay, o con la macerazione carbonica, perché lui, il Beaujolais Blanc, è un vino bianco, molto piacevole, prodotto però da uve Chardonnay.
Ma riavvolgiamo un attimo il film e cerchiamo di capire come sono andate le cose!
Dunque, le cose stanno più o meno così, un uomo e una donna decidono di uscire un venerdì sera, ma senza fare troppi programmi, ci piace essere tranquilli e rilassati, appuntamento alle 20-20:30 in Porta Venezia, a Milano, che poi si decide secondo l’ispirazione del momento.
E mai ispirazione fu più azzeccata, perché camminando Diego ha una intuizione geniale e in un attimo ci ritroviamo catapultati in questo fantastico angolino di Francia! (piccola parentesi, so che non è facile intuirlo, ma io impazzisco per la Francia… come? L’avevate già capito? Ah, pensavo di essere meno prevedibile: pazienza!)
Dunque, ora voi vi sareste aspettati, probabilmente, un’enoteca, e tra l’altro a Milano ce ne sono un bel po’ veramente valide. Però, no, non era un’enoteca, ma una Boulangerie-Patisserie appena aperta da un Maître Boulanger francese e il suo gruppetto di soci.
Attratti dall’aria così francese e dai profumi fragranti di pane fresco, senza più esitare, siamo entrati e abbiamo trovato bel posticino appartato, da cui si potevano ammirare i forni della panetteria e il laboratorio.
La sorpresa
Una volta seduti, ecco aprirsi davanti a noi un nuovo mondo. Sì, perché nello scorrere il menù, inevitabilmente il nostro occhio cade sulla lista dei vini, tutti francesi (sì, è stato un momento di giubilo per me, lo ammetto), ma soprattutto su un vino bianco, il nostro ormai famoso amico, il Beaujolais Blanc.
Io e Diego ci siamo guardati, entrambi stupiti e curiosi, un rapido sguardo di intesa, qui bisogna andare a fondo in questa strana storia! Il Beaujolais non era un vino rosso novello??? ( da qui la ricerca da cui è scaturita la mia “piccola” introduzione…) E ora qui ne hanno uno bianco?!?
Immediatamente Diego, con il suo appeal alquanto british, dopo aver attirato con un cenno discreto una delle cameriere, chiede lumi, immaginandola depositaria di sapere, almeno per i vini elencati sulla carta dei vini.
Ahimè, la signorina, per altro molto gentile e paziente, doveva ella stessa avere una certa confusione rispetto al Beaujolais Blanc, tant’è che, con grande convinzione, e ribadendo più di una volta la cosa, ha dichiarato con gran decisione che si trattava di un bianco prodotto da uve Gamay, tipiche del Beaujolais.
Evidentemente, nel suo immaginario doveva essere il prodotto di una vinificazione in bianco, il che poteva, ad onor del vero, essere ragionevole, almeno per profani come noi, visto che nella regione il vitigno predominante è quello del Gamay noir a polpa bianca. Il dubbio ci attanagliava, ma da avventurieri quali siamo non potevamo fare altro che accettare la sfida.
Ok, fermi tutti, a questo punto dovreste chiedermi: “Ma allora, quale è la verità su questo Beaujolais Blanc?”
Eh, non è stato facile, lo ammetto, la letteratura su questo vino è abbastanza scarna anche sulle risorse web francesi. Quasi volessero tenere solo per loro questo vino! Ma io sono testarda, non per niente sono un sagittario con ascendente scorpione, e cerca e ricerca alla fine ecco quel che ho tirato fuori.
Il Beaujolais Blanc
Il Beaujolais Blanc è un vino bianco secco, tranquillo, prodotto nei vigneti del Beaujolais e più precisamente nelle regioni viticole del Beaujolais e del Beaujolais-Villages, da circa 480 produttori sui 3000 presenti nella regione, in produzione limitata. Stiamo parlando di all’incirca 1.800.000 bottiglie l’anno, ovvero circa il 2% della produzione delle 12 AOC del Beaujolais.
Dunque, un vino per niente facile da trovare anche per i francesi! E la cui produzione è piuttosto particolare sia per il vitigno da cui viene prodotto, lo Chardonnay, che è nettamente in minoranza in questa regione, sia per come viene vinificato: le uve vengono infatti pressate appena arrivate in cantina e la fermentazione dura una quindicina di giorni.
L’unico vitigno utilizzabile per il Beaujolais Blanc, come detto, è lo Chardonnay Blanc, o semplicemente Chardonnay, che qui gode di un clima temperato-oceanico, con tendenze continentali, mentre il terreno è argillo-calcareo e granitico.
Il Beaujolais Blanc possiede due denominazioni quella francese AOC e quella europea AOP, oltre alla denominazione generica di Beaujolais.
L’area geografica dell’AOC Beaujolais Blanc è costituita da 96 comuni appartenenti ai dipartimenti del Rhône e della Saône-et-Loire.
La degustazione
Per quel che riguarda la degustazione vera e propria del Beaujolais Blanc, almeno stando alla letteratura sul web, questi vini attirano l’attenzione per il loro bel colore giallo dorato, al naso colpiscono accenti di frutta bianca (pesca) e di agrumi, mentre in bocca sono ampi e con un finale piacevole. Sono vini noti per la loro morbidezza e freschezza, ma anche per la loro struttura rotonda e fine. A volte possono avere sentori di vaniglia, frutta secca e burro a dimostrazione della loro grande complessità.
I Beaujolais-Villages Blanc fanno storia a parte, distinguendosi per le loro note floreali e minerali, per una bella intensità aromatica e per le capacità di invecchiamento. Alcuni di questi vini possono invecchiare qualche anno in cantina per poi esprimere al meglio la loro complessità e la loro intensità.
La temperatura di servizio va dai 10 ai 12°C, mentre quella di conservazione va dagli 11 ai 13°C ,con un’umidità compresa tra il 70 e il 75%. Questo vino può essere conservato per 2-5 anni.
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Tutto molto bello direte voi… ma poi ‘sto vino che hai bevuto tu com’era? No, perchè tutto questo sbattimento, se poi il vino era mediocre…
Avete ragione, forse è arrivato il momento di parlarne un pochino.
Etichetta
Prodotto: Beaujolais Blanc
Produttore: Chateau de Lavernette
Denominazione: AOC Beaujolais-Blanc
Superficie di produzione: 3.5 ha
Esposizione: Sud, Sud-Est
Suolo: argillo-sabbioso con vene di calcare
Vitigno: Chardonnay
Età media delle vigne: 20 anni
Località: Les Vignes de la Roche
Sistema di allevamento: Guyot à plat
Tipo di Raccolta: Raccolta a mano
Resa: 55Hl/ha
Temperatura di servizio: 9-12°C
Certificazioni: AB (Agricoltura Biologica) e DEMETER (Vino Biodinamico)
Gradi: 13%
Conservazione: 3 a 5 anni
Vinificazione: Pressatura dei grappoli interi, il vino è viene poi chiarificato a freddo e poi fermentato ad una temperatura controllata tra i 16 e i 18°C. La fermentazione malolattica si svolge naturalmente “sur les lies fines” (i lieviti naturali dei fermentazione che si depositano sul fondo della vasca di fermentazione) per preservare e conservare tutto il potenziale aromatico. L’imbottigliamento avviene la primavera dopo la vendemmia.
Note di degustazione: Colore pallido e brillante, con sentori di fiori di tiglio e rosa, in bocca note di frutta a nocciolo (albicocca, pesca), accompagnate da una gradevole acidità danno al vino un bell’equilibrio piacevole e rinfrescante.
Non paga delle informazioni trovate sul sito del produttore ho scritto una mail a Madame Anke de Boissieu, che molto gentilmente mi ha risposto:
“Il nostro Beaujolais Blanc è affinato 16 mesi sui suoi lieviti, ma non fa botte. Gli aromi che spesso si possono trovare sono di fiori bianchi, mandorla, a volte pesca e pera.”
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Si lo so, voi però vorreste sapere cosa ne penso io…
Vi ricordo però che non sono un sommelier, per cui le mie abilità gustativo-olfattive e il mio vocabolario tecnico sono alquanto limitati.
La mia opinione
La luce nel locale non era certo adatta ad un esame visivo in piena regola, essendo molto morbida e gialla, aggiungerei piacevolmente romantica.
Ad ogni modo, nel calice ho trovato un vino limpido, mi è parso di vedere qualche infinitesima particella fluttuare ( il produttore fa vini biologici e biodinamici, che devono subire il minor numero possibile di interventi, per cui ci può stare), il colore era un bel giallo dorato.
Al naso, il mio ovviamente, il bouquet era intenso di fiori bianchi, frutta bianca, note agrumate, erbacee e una nota appena accennata di vaniglia; in bocca mi si è rivelato un vino secco, caldo, di corpo medio, con una bella acidità che gli donava un piacevole freschezza, piuttosto persistente e senza retrogusti spiacevoli, e sapido.
Personalmente, ho trovato che fosse un vino equilibrato, dove i 13 gradi erano ben bilanciati dall’acidità e dal corpo. Noi l’abbiamo accompagnato con un tagliere di formaggi francesi e una fragrante baguette, come direbbero i francesi “Génial!”
Certo, noi non siamo degli esperti, però questo vino ha catturato la nostra attenzione, non a caso ne abbiamo ordinato un secondo calice (e io mi son portata a casa la bottiglia vuota come trofeo… vedi foto).
P.S. se vi venisse voglia di provare questo vino, e frequentate Milano, potete fare un salto alla Boulangerie Egalité.
Posted on: Luglio 3, 2018, by : Sara Passaro